Dal golfo
Cerco e non trovo
giacché non esiste
distanza tra te corvo
e me farfalla
che la notte cadente
non azzardi di colmare
in quel tempo
che ci risorge
tra il primo equinozio
e l’altro. Autunnale.
E tu ne sei la prova
avvinto al mare
inerme, mai cosciente
nella morsa muta
del ricordo.
Te corvo, o meglio gufo
presagio di dolore
io crisalide che non sa
sbocciar farfalla
ma che l’estate s’illude
di saper volare.
La ballerina
Ed era il carillon che girava
a dare il senso del corso del mondo
la ballerina da sola danzava
rompendo il silenzio profondo
nella soffitta da tempo lasciata
in una sottile dimenticanza
di polvere appena accennata.
Intanto la musica nella stanza
a fatica piano piano saliva
come destata da un sogno soffuso
la ballerina il suono seguiva
ma dal carillon usciva confuso.
Lei girava, girava sul pezzo
di quell’aria da tempo sgualcita
più di una nota saltava nel mezzo
di quella musica quasi infinita.
Li ripeteva sempre a memoria
quei gesti soavi di leggera armonia
come un mesto copione di storia
che annega nel tempo la fantasia.
Linea sottile, sagoma grigia
in quel suo lento armonico fluire
svelava un’anima scoperta bigia
che non conosce la via per uscire,
figura che ogni giorno s’ostina
a seguir l’orme d’un vago destino
la cui musica a stendo indovina
nell’eco soffusa di quell’abbaino.
Non siamo così tanto dissimili
noi piccoli stolidi esseri umani
perché danziamo su note sottili
di sghembi sogni che appaion vani.
Pensieri
Non pensavi
che il dolore
potesse essere
così struggente
terribile,
angosciante,
ottuso nella sua
crudeltà.
Credevi scalfisse
solamente l’animo
e non si spingesse
in profondità.
Ha trafitto l’anima
squarciata e sventrata
per dimostrare
l
a sua odiata potenza.
Facile trionfare
in un animo
sottomesso.
Manchevole
Manca qualcosa
qualcuno mi disse,
definiscilo se riesci
il senso della comunanza,
l’umano sentire,
il sole che
somiglia al bene
o solo il sotteso anelito
alla dimensione del cosmo.
Manca mi disse
e definiscilo se riesci.
Ma qui non troverai
risposta:
è troppo personale
un verso
per dar sfogo
all’impersonalità
dell’universo.